Ultima modifica 09/08/2024 04:53:09

Abbiamo conferito alle scarpe col tacco il potere di trasformarci, ecco perché continueremo a indossarle senza sosta.

Il saggio “Tacco alto” di Summer Brennan esplora come le scarpe con il tacco siano diventate uno strumento di potere sia politico che sessuale. Da bambina, mia madre non possedeva un paio di tacchi, e ciò mi ha fatto desiderare ancora di più averli. Anche quando indicavo le mie amiche che già indossavano tacchi a dieci anni, mia madre insisteva nel dirmi che facevano male e che indossarli da piccola poteva avere conseguenze negative, come impedire la crescita o causare problemi ai piedi. Mi raccontava anche che il giorno del suo matrimonio aveva preferito delle semplici ballerine bianche, mostrandocele come esempio da seguire. Questo mi privò di quell’esperienza che molte ragazzine vivono, immaginandosi adulte mentre provano a camminare nei tacchi della mamma, scoprendo quanto sia difficile mantenere l’equilibrio e quanto, in fondo, camminare nel mondo non sia sempre facile.

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Le scarpe col tacco, infatti, hanno il potere di trasformarci, e in una società dove la trasformazione è così ammirata, non sorprende che continuiamo a indossarle. Pensiamo ad esempio a personaggi come Andy in “Il diavolo veste Prada” o a Mia in “Pretty Princess”, che diventano improvvisamente visibili e apprezzate agli occhi degli altri non appena infilano un paio di tacchi.

Summer Brennan, nel suo libro “Tacco alto” (2024, 66thand2nd, tradotto da Sara Marzullo), analizza questo potere trasformativo e politico dei tacchi, partendo dalla sua esperienza personale. Lavorando alle Nazioni Unite, Brennan si è abituata a indossare tacchi ogni giorno, seguendo l’esempio delle donne di potere che la circondano, fino a considerarlo normale. Ma un incontro con una scienziata, che considera assurdo mettere a rischio la propria salute con i tacchi, la porta a riflettere sul significato di questa scelta.

Nel 1977, John T. Molloy, in “The Woman’s Dress for Success Book”, suggeriva alle donne di evitare di vestirsi troppo sexy, di non indossare pantaloni e di portare sempre i tacchi in ufficio per essere prese sul serio dai colleghi maschi. Così i tacchi sono diventati i “power heels”, simboli di forza e femminilità, in grado di trasformare la percezione che la società ha di noi. Tuttavia, a differenza di una cravatta, i tacchi comportano rischi fisici.

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Susan Sontag, scrivendo di donne e malattia, ha osservato come la vulnerabilità sia idealizzata come un tratto della femminilità. Questo legame tra bellezza e sofferenza è evidente anche quando ci sottoponiamo a piccoli dolori quotidiani per apparire al meglio. È un accordo tacito, raramente discusso, ma profondamente radicato. Come potremmo lamentarci di uno strumento di bellezza che abbiamo scelto di acquistare a caro prezzo? È per questo che, nel film “Gli uomini preferiscono le bionde”, Marilyn Monroe dichiara: “Una signora non si lamenta mai dei piedi!”.

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