Disegni sulla pelle: quando il tatuaggio non è solo per moda
In occasione della Giornata mondiale del disegno del 27 aprile vogliamo trattare un argomento che sappiamo stare molto a cuore a tanti di voi: il tatuaggio e la sua storia che ha origini antichissime.
Il significato del tatuaggio. Questa pratica consiste nel disegnare un’immagine permanente sul corpo introiettando dei pigmenti attraverso uno strumento che buca l’epidermide. L’usanza di tatuarsi non è solamente un fatto estetico ma ha ragioni profondamente culturali legate alla società e ai luoghi in cui si vive. Il termine “tatuaggio” deriva dal termine polinesiano “tatu” che significa appunto scrivere e disegnare sul corpo.
Nell’antichità e ancora oggi in particolari comunità, il tatuaggio è considerato un amuleto, la maniera di attraversare un rito propiziatorio o di iniziazione; il disegno permanente sulla pelle è anche simbolo di appartenenza ad uno specifico rango nobiliare, religioso, militare. E’ stato usato inoltre per marchiare prigionieri di guerra, schiavi e criminali.
Il tatuaggio oggi tra avanguardia e contraddizione. A prescindere dalla paura del dolore, tutti noi abbiamo almeno una volta pensato di tatuarci, anche solo per divertimento o omologazione.
La riflessione che balena alla mente è come una pratica tanto antica e spirituale possa essere oggi diventata appannaggio della nostra civiltà consumistica e tecnologica: sembra che il tatuaggio attualmente abbia perso il suo originario valore ed essere diventato un semplice abbellimento da sfoggiare.
Il tatuaggio è invece una forma d’arte che abbraccia tatuatori e appassionati di culture di tutto il mondo, basti pensare alla Birmania, al Giappone, alla società Maori.
Quest’ultima considera il tatuaggio come un vero rito di passaggio e ha significati molto spirituali: i guerrieri Maori che abitano la Polinesia e la Nuova Zelanda sono tatuati dall’adolescenza fino all’ultimo giorno di vita attraverso un disegno che non è mai finito ma si sviluppa in tutto il corpo a seconda delle avventure dell’individuo.
Lo stile giapponese. Oltre agli ideogrammi il tatuaggio giapponese ha come temi draghi, samurai, geishe, paesaggi, giardini, bambù e fiori di loto, tutti elementi appartenenti alla cultura, alla religione, agli usi e costumi di questo Paese. La carpa koi, ad esempio, è un pesce che si trasforma in un drago e porta fortuna; il fiore di ciliegio rappresenta la vita, l’energia e la rinascita primaverile.
La caratteristica che salta più all’occhio è il colore di questi tatuaggi realizzati con sfumature, netti contrasti e forme lineari, delle vere opere d’arte sulla pelle. Anticamente il tatuaggio in Giappone ha una connotazione negativa legata alla criminalità ed è solamente verso il periodo di Edo (1600-1868 D.C.) che assume un’importanza artistica: tuttavia, anche oggi il tatuaggio è proibito in alcuni luoghi pubblici come bagni e terme.