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È possibile pranzare con un gelato?

Abbiamo posto la domanda a Michelangelo Giampietro, presidente dell’Istituto del Gelato Italiano, specialista in Scienza dell’Alimentazione e Medicina dello Sport. Ecco tutte le informazioni essenziali e le precauzioni da considerare.

Gli italiani consumano circa 4 chili di gelato a testa ogni anno, tra artigianale e confezionato, spesso come dessert o spuntino. Negli ultimi anni, è cresciuta l’abitudine di sostituire un pasto, soprattutto il pranzo, con un gelato, particolarmente in primavera ed estate. Ma questa pratica è nutrizionalmente valida? A cosa bisogna prestare attenzione?

Abbiamo chiesto a Michelangelo Giampietro, presidente dell’IGI, l’Istituto del Gelato Italiano. Giampietro è un medico specialista in Scienza dell’Alimentazione e Medicina dello Sport, e docente di Alimentazione, Nutrizione e Idratazione presso la Scuola dello Sport-Sport e Salute di Roma. È anche docente a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico della Sapienza di Roma e in vari master accademici, oltre ad essere autore di articoli e libri scientifici e divulgativi su alimentazione, attività fisica e sport.

Si può pranzare con un gelato? Quali precauzioni bisogna seguire per mantenere l’equilibrio nutrizionale?

«Il gelato è composto da latte, uova, zucchero, con aggiunte di caffè, cacao o frutta, tutti ingredienti con un buon valore nutrizionale. Consumando, ad esempio, un gelato alle creme, si assumono proteine ad alto valore biologico, glucidi a rapido assorbimento come lattosio e saccarosio, oltre a vitamine A e B2, e minerali come calcio e fosforo. Aggiungendo un paio di cialde o un biscotto, si integrano anche carboidrati complessi. Con questi valori nutrizionali, il gelato può essere incluso in diete a ridotto apporto calorico. Il vantaggio del gelato confezionato è che l’etichetta permette di dosare la quantità consumata secondo le proprie esigenze. Se lo si sceglie come sostituto di un pasto principale, è consigliabile abbinarlo a un’insalata semplice e frutta fresca di stagione, migliorandone così l’apporto di fibre e l’equilibrio nutrizionale».

Quanto «pesa» in termini nutrizionali un gelato, quale fabbisogno soddisfa e in cosa è invece carente?

«È cruciale scegliere il formato e la tipologia adatti alla situazione di consumo. Per uno snack di metà mattina o pomeriggio, meglio un formato meno calorico – da 100/150 kcal – mentre se lo si consuma come pasto, è preferibile uno che apporti circa 350-400 kcal, accompagnato da una porzione di frutta e verdura».

Quali sono le differenze nutrizionali tra gelato artigianale e confezionato? E quale preferire per un pasto a base di gelato?

«A parità di gusti, non ci sono sostanziali differenze tra gelato artigianale e confezionato in termini di nutrienti. Tuttavia, il gelato confezionato offre l’etichetta nutrizionale, utile per monitorare l’apporto calorico. È igienicamente sicuro, senza bisogno di conservanti, e può essere consumato anche da donne in gravidanza per l’alto standard di produzione. Inoltre, il gelato può essere utile per anziani con scarso appetito o difficoltà di masticazione e deglutizione».

A cosa dovremmo fare attenzione quando acquistiamo un gelato confezionato?

«I processi di lavorazione scrupolosi e il mantenimento della catena del freddo rendono il gelato confezionato sicuro. È utile leggere le etichette per conoscere il TMC, ovvero il termine minimo di conservazione. Controllare la temperatura del freezer e la presenza di cristalli di ghiaccio aiuta a verificare che la temperatura sia stata costante, garantendo così la qualità del prodotto».

F Rocchi

F. Rocchi è un redattore specializzato in lifesyle e si è laureato in pubblicità e relazioni pubbliche all’Università Statale di Milano. Sempre aggiornato sulle ultime tendenze di moda, adora le serie tv e la buona cucina.

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