
Esiste l’amore eterno? Uno studio di Harvard esamina il cervello per rispondere a questa domanda senza tempo
L’amore eterno esiste? Uno studio di Harvard cerca di rispondere
I segnali sono ovunque: i tuoi amici lo notano, la tua famiglia te lo dice, e persino l’algoritmo di TikTok sembra saperlo prima di te—stai cadendo innamorato. Il copione è familiare: incontri qualcuno che ti piace, e tu piaci a lui. Seguono caffè, serate al cinema, conversazioni interminabili, e ogni pretesto diventa buono per rivedersi. Poi arriva la fase del “zucchero filato”, un periodo dolce o talvolta persino stucchevole, in cui sembra che ogni canzone parli di voi, le serie in streaming riflettano la vostra storia, e tutti i tuoi amici sono già aggiornati. Alla fine, si giunge al grande passo dell’era moderna: disinstallare Tinder. Siete ufficialmente innamorati. Ma quanto durerà?
In “Love and the Brain”, uno studio condotto dai professori e terapeuti Richard Schwartz e Jacqueline Olds della Harvard Medical School, vengono analizzate le complessità di questo stato emotivo. Il loro lavoro esplora l’evoluzione dell’amore, la gestione delle aspettative in una relazione, il processo di innamoramento e la cosiddetta “scintilla”. È uno studio che tenta di comprendere uno dei comportamenti umani più universali e allo stesso tempo più enigmatici: l’amore romantico e la sua durata. Può l’amore durare per sempre? Quanto persiste la fase del “zucchero filato”? E come influenza il nostro cervello? Le risposte sono affascinanti.

Amore gratificante vs amore duraturo
Schwartz e Olds, nel loro studio, hanno esaminato la connessione tra le aree più antiche del cervello e l’amore romantico. «Queste aree si attivano nelle scansioni cerebrali quando si parla della persona amata, e in alcune coppie restano attive a lungo», spiega Olds. Schwartz aggiunge che «c’è motivo di credere che l’amore romantico sia sostenuto da qualcosa di profondamente radicato nella nostra biologia». I battiti accelerati del cuore, le mani sudate, le guance arrossate, la miscela di passione e ansia: tutte queste sono reazioni fisiche ed emotive legate alle sostanze chimiche che alimentano il “circuito della ricompensa” nel cervello. Sì, l’amore agisce come una sorta di ricompensa per la nostra mente, e qui entrano in gioco due ormoni cruciali.
Il primo è il cortisolo, il famoso ormone dello stress, che aumenta durante le prime fasi dell’amore romantico mentre i livelli di serotonina scendono. Questo provoca ciò che Schwartz descrive come «pensieri intrusivi, ansie e speranze che caratterizzano il primo amore». Il secondo è la dopamina, l’ormone della felicità, che attiva il “sistema di ricompensa”. Lo studio di Harvard sottolinea che «l’amore è un’esperienza piacevole, paragonabile all’euforia data dall’uso di cocaina o alcol». In pratica, vedere o sentire quella persona speciale calma la mente, mentre la lontananza può generare ansia. Un esempio di come funziona questo meccanismo è illustrato in uno studio dell’Università della California, pubblicato su Science nel 2012, che ha rilevato come i moscerini della frutta maschi, respinti sessualmente, consumassero quattro volte più alcol rispetto ai loro simili che si erano accoppiati. Stesso centro di ricompensa, modi diversi per soddisfarlo.
Cosa accade quando l’amore persiste?
Quando l’amore continua, le intense montagne russe emotive si placano gradualmente. «La passione rimane viva, ma lo stress scompare. I livelli di cortisolo e serotonina si normalizzano. Ciò che inizialmente era una fonte di stress per il cervello e il corpo, diventa un meccanismo di protezione contro lo stress stesso. Le aree del cervello legate al piacere e alla ricompensa restano attive nelle relazioni durature, ma il desiderio e la brama tipici dell’innamoramento si attenuano», chiarisce Schwartz.
In una discussione sul podcast dei fondatori del Nude Project, un brand di streetwear di Barcellona che sta conquistando la Generazione Z, la psichiatra Marian Rojas Estapé ha fatto riferimento a Miguel de Cervantes, il creatore del personaggio più follemente innamorato della letteratura spagnola, Don Chisciotte, per descrivere questo processo. «È la padrona dei miei pensieri», affermava Don Chisciotte parlando della sua amata Dulcinea, una frase che chiunque sia stato innamorato può comprendere. «Se restassimo in uno stato di continua agitazione, con la testa piena di pensieri ossessivi, farfalle nello stomaco e senza capacità di concentrazione, il mondo non potrebbe funzionare. All’inizio è necessario innamorarsi, provare qualcosa di intenso, ma poi bisogna lavorare su quell’amore. È come ordinare un caffè con una schiuma meravigliosa: è deliziosa, ma alla fine si dissolve. Le relazioni funzionano allo stesso modo, e qui entra in gioco la volontà di farle durare», spiega la psichiatra.
Cosa succede dopo l’innamoramento?
«L’innamoramento è una fase iniziale che dura circa un anno, durante il quale si conosce una persona e si vive un’esperienza intensa grazie all’attivazione di numerosi neurotrasmettitori. Il problema sorge quando, con il tempo, ci si domanda se si è ancora innamorati, poiché non si provano più le stesse emozioni dell’inizio. In realtà, nella maggior parte dei casi si entra in una fase di legame, dove emergono nuovi e diversi stimoli», spiega María Cordón, psicologa della salute specializzata in prospettiva di genere. «È importante identificare ciò che il nostro partner ci offre e cosa consideriamo essenziale nella relazione. All’inizio c’è una forte attrazione, fisica e emotiva, ma poi conosciamo il nostro partner per ciò che è veramente. A quel punto, dobbiamo decidere se vogliamo mantenere la relazione a lungo termine. Con il tempo, si sviluppa un legame più familiare, ed è gratificante notare che, anche se l’esplosione iniziale si attenua, altre cose belle emergono. Alcune persone cercano costantemente la scarica di dopamina dell’inizio, e per questo passano da una relazione all’altra, mentre avere un partner stabile è una scelta quotidiana, un impegno».
La “cultura dell’immediatezza” e l’impegno
«Viviamo in una cultura dell’immediatezza che influenza tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana», continua Cordón. «Abbiamo a disposizione tanti nuovi stimoli e infinite possibilità di incontro che spesso ci impediscono di impegnarci seriamente con qualcuno. Questo perché nella nostra mente si aprono scenari di possibilità infinite, che però non sono reali, ma solo potenziali. Tutto ha un costo, e stabilire un legame stabile comporta sia vantaggi che svantaggi. È una scelta che richiede una scommessa».
Le chiavi per una relazione duratura e felice
«L’innamoramento non solo porta con sé sensazioni positive, ma disattiva anche i percorsi neurali responsabili delle emozioni negative come la paura e il giudizio sociale», spiegano gli studiosi in “Love and the Brain”. «Quando siamo coinvolti in un amore romantico, la parte del cervello che valuta criticamente gli altri, compresi i nostri partner, si spegne». Il detto “L’amore è cieco” diventa così più comprensibile. «Quando si esce da questa fase iniziale, se si vuole che la relazione funzioni, è essenziale essere chiari su ciò che apprezziamo nel nostro partner, sui valori condivisi. Non tanto sugli hobby, ma su valori e progetti di vita compatibili. Ad esempio, se uno dei due è in una fase della vita in cui desidera viaggiare e vivere esperienze senza impegni, mentre l’altro cerca stabilità e una famiglia, forse i vostri progetti di vita non coincidono. Qui entrano in gioco la sincerità, il rispetto e l’ammirazione reciproca, che sono i tre pilastri fondamentali di una relazione sana», conclude Cordón. Il vero lieto fine, dunque, consiste nel superare la fase dell’innamoramento e costruire insieme tutte le altre fasi che verranno. L’amore può davvero essere per sempre.