Beauty

La trasformazione del rossetto rosso: da accessorio beauty senza genere a dichiarazione di emancipazione

Una volta considerato volgare dagli individui più conservatori, il rossetto rosso ha sfidato pregiudizi antiquati per emergere come simbolo di ribellione e libertà personale.

Secondo il vocabolario italiano, il rossetto è una “sostanza colorante per labbra”, ma oggi questo prodotto cosmetico si estende su una vasta gamma di colori. La sua storia è profondamente legata al colore rosso, spesso associato a significati positivi o negativi attribuiti dalla società. L’eccentricità del rossetto è stata vista come fascino e sensualità, ma anche oggetto di critiche storiche, un simbolo delle suffragette e uno status symbol del movimento femminista. Ogni fase della sua evoluzione ha contribuito a definirlo non solo come un gesto di bellezza, ma come un simbolo di emancipazione e fiducia in se stessi. È significativo notare che durante le crisi economiche le vendite di rossetti aumentano e Coco Chanel diceva: “Se siete tristi o avete un problema sentimentale, truccatevi, indossate un rossetto rosso e affrontate la situazione!”. Esploreremo qui la sua storia, l’evoluzione e le diverse interpretazioni simboliche e semiotiche.

La storia del rossetto rosso

Il rossetto non è certo una novità dei tempi moderni: la sua prima traccia risale al 2800 a.C., quando nella tomba della regina sumera Puabi, nota anche come Shubad, fu scoperta una scatola dorata contenente un composto di polvere rossa, olio di sesamo ed essenza di rosa, insieme a un pennellino. Per i sumeri, così come per gli antichi egizi, il rossetto indicava uno status sociale elevato ed era indossato sia da re che da regine. Cleopatra, si dice, lo usasse per completare il suo trucco, abbinando occhi sfumati di nero a labbra tinte con tonalità di arancio, magenta e blu-nero, ottenute da una miscela di scarabei camini, squame di pesce e cera d’api applicata con un bastoncino umido. Gli antichi Romani lo chiamavano “purpurissum” e lo creavano da una miscela con solfuro di mercurio. Anche per loro, tingere le labbra era un segno di status, riservato ai funzionari di alto rango e agli imperatori. Poppea, moglie di Nerone, era una delle maggiori appassionate del rossetto, dedicando molta attenzione alla sua cura personale. Al contrario, le prostitute greche erano costrette a utilizzare una miscela sgradevole come pigmento per identificare pubblicamente la loro professione.

La condanna del rossetto rosso

Durante il Medioevo, epoca nota per le sue rigide censure morali, il rossetto fu condannato e associato a una femminilità pericolosa e demoniaca. Il colore rosso sulle labbra veniva interpretato come un segno di sottomissione al diavolo, a causa della sua connessione tradizionale con questo colore. Questo periodo segnò una fase oscura nella storia del rossetto, influenzando la sua percezione nei secoli successivi come un vezzo volgare e immorale, soprattutto tra le mentalità più conservatrici e tradizionaliste. La riabilitazione sociale del rossetto rosso arrivò con la regina Elisabetta I d’Inghilterra, che lo indossava con fierezza sia in pubblico che in privato, attribuendogli addirittura poteri magici. Tuttavia, dopo di lei, la regina Vittoria, con la sua visione puritana, riversò nuovamente sull’uso del rossetto un’accezione negativa. La situazione si aggravò ulteriormente nel 1770, quando il Parlamento inglese propose una legge che prevedeva pene per stregoneria per le donne che avessero indossato rossetto rosso in presenza di uomini.

Simbolo antifascista

Le labbra rosse hanno continuato la loro battaglia contro le ingiustizie come segno di lotta e ribellione anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Adolf Hitler, che promuoveva l’idea della purezza della razza ariana, detestava qualsiasi forma di trucco e considerava il rossetto rosso troppo provocatorio e sensuale. Di conseguenza, le donne iniziarono a indossarlo come una dichiarazione antifascista, arrivando a tingere le labbra con il succo di barbabietola quando il costo del rossetto diventò proibitivo.Dopo la liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen nel 1945, la Croce Rossa britannica inviò scatole di rossetto rosso come segno di sostegno per aiutare le donne a riprendersi e a ritrovare la loro individualità e dignità.

Dopo la guerra, il rossetto rosso ha continuato a essere un simbolo di ribellione, femminilità resiliente e auto-espressione. Oggi, il trucco perpetua la sua missione come strumento di lotta contro ogni forma di discriminazione, offrendo nuovi modi di concepire la bellezza e di esprimere la propria unicità e diversità.

P. Colonna

P. Colonna è una redattrice specializzata in beauty. Laureata in giornalismo all’Università Sapienza di Roma. Sempre aggiornata sui migliori prodotti e le routine di bellezza che condivide attraverso i suoi articoli.

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