Ultima modifica 05/06/2023 11:18:03

#FOODPORN: quando il cibo è fashion e si assapora a colpi di click!

Questo termine, in realtà, risale ad una trentina di anni fa, a primo acchito è innegabile che rimandi alla mente immagini un po’ scabrose: nulla di più falso, infatti la critica femminista Rosalind Coward descrisse nel suo libro “Female desire. Women’s Sexuality Today”, la food-pornography come la “presentazione del cibo come atto d’amore, che susciti la voglia di essere mangiato”, affermando che la pornografia del cibo è paragonabile al desiderio e al piacere sessuale.

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picture of pancakes

Che siate d’accordo o meno con la Coward, dobbiamo ammettere che tutti, in un modo o nell’altro, grazie ai social, ne siamo venuti a contatto ed abbiamo contribuito a far sì che il fenomeno dilagasse in maniera inarrestabile.

Con la complicità di Instagram, Flickr, Pinterest, e numerosi programmi di cucina, non sono più solo i food-blogger ad avere il monopolio, ma tutti possiamo essere “commensali virtuali” e condividere con altri utenti i nostri piatti sapientemente cucinati, o semplicemente fotografati con mise en place che stimolano i sensi.

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Mentre un tempo si puntava ad ingredienti genuini e alla qualità delle ricette, oggi ci facciamo irretire molto facilmente dall’apparenza del piatto, quasi come fossimo in grado di assaporalo a colpi di click.

Oltre all’infinito pullulare di nuove app consacrate alla fotografia del cibo, anche i giornali vi dedicano menzioni ed articoli. D di Repubblica, infatti, ha stilato un “decalogo” di otto mosse su come fotografare il cibo consigliando, ad esempio, di immortalarlo alla luce naturale, di posizionare la pietanza diagonalmente per mettere in risalto la superficie e la consistenza, mentre lateralmente per ottenere un effetto più delicato e ricordando di cambiare il contenitore per renderlo più particolare non dimenticando di fare attenzione alla scelta delle stoviglie e tovagliette.

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Che il food-porn sia di tendenza ed un vezzo della società moderna siamo tutti d’accordo. Un po’ meno entusiasti di questi succulenti scatti sono gli chef.

Sorge dunque il dubbio Amletico: Fotografare il cibo al ristorante è o non è come rubare un’opera d’arte?

Lo chef francese pluristellato Gilles Goujon sostiene che fotografare il cibo e diffondere le foto dei suoi piatti non solo toglie la sorpresa, ma è anche un po’ lesivo della proprietà intellettuale dei piatti. Rischia di essere copiato.

Alexandre Gauthier, chef francese del ristorante “La Grenouillère”, afferma invece: “Cerchiamo di spingere i nostri clienti a prendersi una pausa dalle proprie vite, per questo invitiamo tutti a spegnere i cellulari durante il pasto”.

Carlo Cracco, uno dei cuochi più famosi a livello internazionale, reso noto al grande pubblico per il suo sorprendente uso dell’uovo in cucina e dal 2011 per la partecipazione come giudice al talent culinario Masterchef Italia è controcorrente. Cracco infatti afferma che «In mezzo al gran calderone della rete qualcosa di storto sicuramente c’è, ma emergono anche molti aspetti positivi. Questo continuo postare sui social ciò che mangiamo, ad esempio, ci rende sì più ossessivi, ma anche più attenti a quel che consumiamo. Io non ho alcuna paura di ciò. La cucina, del resto, è condivisione, e non c’è niente di meglio che declinare questa ricchezza in tutti i suoi aspetti possibili, stimolando la passione in chi ci circonda».

Ma il #foodporn è una moda passeggera o ne sentiremo ancora parlare nei prossimi anni?

Familie schaut auf ihre Smartphones

La dura verità è che “Siamo sempre connessi ma spesso tutto ciò impedisce la comunicazione vera e reale”, lo sostiene perfino Sherry Turkle, psicologa laureata ad Harvard, definita “l’antropologa del cyber-spazio” ed è una delle massime esperte degli effetti della cultura digitale nella società. All’interno del suo ultimo libro “Insieme ma soli” si parla di nuove forme di solitudine, di una sorta di mercificazione dei rapporti e di una crescente alienazione nei confronti del reale. Spesso manca la condivisione di chi è realmente o chi di dovrebbe essere a tavola con noi.

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