Secondo un rapporto della Fibershed, un’organizzazione no-profit, la produzione di poliestere è aumentata del 900% tra il 1980 e il 2014. La plastica più evidente nell’industria della moda è rappresentata da materiali come poliestere e nylon, che costituiscono il 69% di tutti i tessuti impiegati nell’abbigliamento su scala globale. Si stima che questa percentuale aumenterà fino al 75% entro il 2030, secondo l’agenzia di consulenza ambientale Eco-Age. Nonostante gli sforzi per ridurre l’impatto ambientale, la plastica rimane un elemento intrinseco nell’industria della moda. Le sue proprietà consentono la produzione di materiali innovativi e durevoli, sia nel settore dello sportswear che della moda in generale, mantenendo costi accessibili per la produzione di massa. Tuttavia, individuare la plastica nei vestiti non è sempre facile. Anche se il poliestere e il nylon sono facilmente riconoscibili, altre forme di plastica possono essere nascoste sotto nomi alternativi come Spandex ed elastane, o tramite sigle meno intuitive. Anche le plastiche riciclate, spesso presentate come alternative sostenibili, possono comportare rischi di microplastiche. È quindi importante prestare attenzione a tutti gli elementi presenti nei capi d’abbigliamento.
Come menzionato in precedenza, identificare i tessuti è più semplice rispetto ad altri elementi presenti nei nostri capi d’abbigliamento. Anche quando ci imbattiamo in diciture sconosciute, possiamo sempre fare una ricerca online per individuare tutti i componenti indicati sull’etichetta per la cura del capo. Dobbiamo prestare attenzione alle voci come acrilico, nylon, elastane, Lycra, Spandex e tutti i tipi di “poli” – come poliestere, poliammide, poliuretano, PVC, PET e simili – e optare per capi realizzati interamente in tessuti naturali.
Il vero problema può risiedere nei filati, dove le fibre sintetiche possono essere nascoste anche nei capi meno sospetti per renderli più resistenti e duraturi, senza che ciò venga dichiarato sull’etichetta interna. Anche gli indumenti dichiarati come “100% naturali” possono contenere fino al 30% di additivi chimici a causa dei trattamenti per ottenere proprietà specifiche come l’idrorepellenza o la resistenza alle macchie. Questo può portare alla dispersione di microplastiche durante il lavaggio, anche con tessuti naturali, e ancor di più con quelli riciclati. Un approccio praticabile potrebbe essere l’utilizzo di filtri per il bucato per tentare di catturare le microplastiche prima che finiscano nelle acque reflue.
Inoltre, è importante distinguere tra tessuti principali e tessuti secondari, come imbottiture, fodere, tasche e altri componenti. In genere, i tessuti che offrono rinforzo, rigidità o sostegno contengono una certa percentuale di plastica. Le fodere, ad esempio, possono essere realizzate in poliestere e simili, ma è preferibile optare per materiali traspiranti come seta, cotone o derivati naturali della cellulosa. Bisogna fare attenzione anche alle imbottiture nei capi come giubbotti e reggiseni, preferendo materiali come la piuma d’oca.
Gli elementi decorativi come zip, bottoni, strass e perline sono un altro punto da considerare, poiché spesso contengono plastica. Purtroppo, sempre più spesso i dettagli strutturali che un tempo erano realizzati in metallo sono ora realizzati in plastica. Tuttavia, è ancora possibile trovare elementi di qualità realizzati in materiali alternativi. Per ganci, occhielli e cerniere, è consigliabile preferire il metallo alla plastica, mentre per i bottoni si possono scegliere materiali come legno, pelle, metallo, avorio, madreperla, vetro e ceramica.
Per quanto riguarda le decorazioni, perline e dettagli gioiello sono spesso realizzati in bachelite, una plastica di origine vegetale, mentre le paillettes sono fatte principalmente in PVC, nylon e poliestere. In breve, per alcune decorazioni non esistono alternative alla plastica. In questi casi, è importante prestare molta cura al capo e assicurarsi che gli ornamenti siano ben fissati.
Un altro tema ricorrente nel mondo della moda è la questione dell’uso di pelli e pellicce sintetiche. Sebbene molte pelli vegane e pellicce sintetiche siano realizzate principalmente da polimeri acrilici o combinazioni di poliestere e derivati vegetali, alcune aziende stanno sperimentando nuove tecnologie e tessuti per creare alternative vegetali e sostenibili. Inoltre, l’opzione vintage per pelli e pellicce vere può essere considerata, poiché contribuisce a evitare la sovrapproduzione di nuovi materiali.
Spesso tendiamo a trascurare l'importanza di struccarsi correttamente, ma in realtà è un'abitudine essenziale da…
Per chi soffre di ipertensione, è fondamentale adottare abitudini sane e monitorare regolarmente i valori…
Dove va a finire l’amore? Bella domanda. Sparisce, come un profumo che svanisce nell’aria? O…
TikTok ha conquistato rapidamente i giovani, suscitando numerose preoccupazioni. Molti adolescenti trascorrono ore sull’app di…
Ode all'umile prezzemolo: 6 motivi per cui dovremmo considerarlo un superfood Spesso utilizzato come semplice…
Che cos’è il Reiki e come può migliorare il benessere psicofisico Il Reiki è una…