Lo shopping compulsivo è un disturbo a tutti gli effetti, nonostante molti lo trattino come un capriccio o un vizio eccessivo. La verità è ben lontana e nasconde una dipendenza pericolosa.
In principio erano le donne tra i 30 e i 50 anni ad “ammalarsi” di shopping compulsivo, complice una dipendenza economica e una società narcisista che supportava e appoggiava questo comportamento. Oggi sempre più uomini rientrano in questo gruppo, così come i giovanissimi, vittime inconsapevoli di una cattiva influenza di social network e televisione.
I mass media propongono continuamente nuove collezioni e utilizzano gli spot pubblicitari per attrarre le famose fashion victim, d’altro canto i brand di moda assistono silenziosamente al fenomeno e, anzi, lo incentivano.
La categoria delle fashion victim è quella categoria di soggetti (uomini o donne che siano) deboli che desiderano le ultime novità nel campo della moda pur di sentirsi accettati dagli altri. Lo shopping compulsivo, però, ha un’accezione molto più generica e non interessa le sole fashion victim. Pensate che chiunque potrebbe cadere in quel meccanismo del marketing in cui necessita di cose e oggetti inutili.
Che si tratti di arredamento, accessori per la casa o qualsiasi altro prodotto. Milioni di persone in tutto il mondo stanno spendendo per cose che non servono, perché?
Sono stati compiuti diversi studi per cercare di capire le motivazioni che scatenano il bisogno di shopping compulsivo. La risposta è solo una: gratificazione personale. La persona che ha bisogno di spendere il proprio stipendio per cose inutili è una persona alla ricerca di un premio.
La società impone ritmi mortificanti e staccanovisti, lasciando un individuo con poco tempo libero e tante spese a cui far fronte. Il lavoro diventa quindi essenziale per permettersi uno stile di vita agiato e in linea con i diktat imposti dalla stessa società.
Per sentirsi gratificati si sente il bisogno di acquistare qualcosa pur di non cadere in una costante repressione. Se si lavora tanto perché non prendere qualcosa che attesti i propri sforzi? Il cervello non riconosce l’inutilità di quell’oggetto perché in quel piccolo lasso di tempo l’individuo si lascia trasportare dalle sue emozioni e dalla voglia di sentirsi speciale.
Se vi riconoscete nel problema e volete sottrarvi a questo gioco psicologico è necessario che vi facciate seguire da uno psicologo, leggiate letture in merito e limitiate le vostre risorse economiche.
Ad esempio, potete lasciare temporaneamente la propria carta a un familiare, portarvi il minimo indispensabile nel portafogli e porvi un obiettivo a lungo termine per risparmiare, come una vacanza o un corso didattico.
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