Mountainbiking along gravel road in the Karwendel mountains in front of blue mountain layers during sunny blue sky day in summer, Tyrol Austria
Il 2024 sarà l’anno del turismo rigenerativo. Ma cosa significa davvero? Questo nuovo approccio al viaggio va oltre i concetti di ecoturismo e turismo responsabile, puntando non solo a ridurre l’impatto negativo del turismo, ma a generare benefici tangibili per le destinazioni visitate. Definito dalla giornalista Elaine Glusac in un articolo per il New York Times, il turismo rigenerativo mira a lasciare un’impronta positiva sui territori. Dati dell’Organizzazione mondiale del turismo mostrano un aumento costante dei viaggiatori, rendendo cruciale riflettere sul loro impatto ambientale e promuovere un turismo che porti vantaggi reali ogni volta che si visita un nuovo paese.
Come si applica il turismo rigenerativo nella pratica? L’obiettivo principale è creare valore aggiunto e contribuire al benessere ambientale, economico e sociale, seguendo il principio di “lasciare ogni luogo migliore di come lo si è trovato”, come suggerisce Glusac. Questa filosofia di viaggio sta guadagnando terreno, portando alla nascita del Future of Tourism, un’alleanza di sei ONG internazionali che ha stabilito 13 principi chiave per il turismo rigenerativo. Tra questi: mantenere una visione olistica delle destinazioni, adottare standard di sostenibilità, promuovere una gestione virtuosa delle destinazioni, privilegiare la qualità dei turisti rispetto alla quantità, e assicurare un’equa distribuzione dei benefici economici del turismo. Inoltre, il turismo rigenerativo propone di ridefinire le metriche del successo economico, ridurre l’impatto climatico, favorire l’uso circolare delle risorse, limitare il consumo di suolo e diversificare l’origine dei visitatori, incentivando il turismo locale. Infine, si prefigge di proteggere le caratteristiche uniche delle destinazioni e di sostenere le realtà turistiche che aderiscono a questi principi.
Un esempio concreto di turismo rigenerativo è offerto dalla Nuova Zelanda, che ha introdotto una tassa sui viaggiatori per finanziare la gestione dei parchi naturali e ha lanciato campagne per promuovere il rispetto della cultura locale attraverso la Promessa Tiaki. Questa iniziativa invita i turisti a dichiarare sui social media il loro impegno a prendersi cura della terra, del mare e della natura, a viaggiare in sicurezza e a rispettare la cultura locale con un atteggiamento aperto e rispettoso.
Secondo una ricerca di Booking.com sul turismo sostenibile, la consapevolezza dei viaggiatori è in crescita: il 92% degli italiani considera la sostenibilità una priorità durante i viaggi, e l’80% si impegna a lasciare i luoghi visitati in condizioni migliori di quelle in cui li ha trovati. Inoltre, il 35% dei viaggiatori preferisce alloggi sostenibili, dimostrando un crescente interesse per un turismo che concretizzi i principi di sostenibilità. Promuovere azioni collettive in questo ambito è quindi fondamentale per garantire che la sostenibilità rimanga al centro delle scelte turistiche.
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