In un’epoca caratterizzata da ritmi frenetici un numero sempre maggiore di persone ha deciso di tornare alle origini. C’è la voglia di viaggiare in un modo nuovo, assaporando con infinita lentezza tutto ciò che il mondo ha da offrire.
Lo “slow tourism o slow travel”, infatti, consente di viaggiare in modo decisamente più economico e leggero. Non ci sarà più il bisogno di preoccuparsi del budget, di bagagli e valige. Soprattutto, permette di lasciare a casa la paura di volare giacché, per scoprire il mondo, non è più necessario l’aereo.
Benché viaggiare senza l’ausilio di un mezzo di trasporto comodo e veloce come l’aereo, all’inizio sia stato inteso come una semplice campagna pubblicitaria per richiamare l’attenzione mediatica sull’equilibrio ambientale, fin troppo fragile e sulle speculazioni delle compagnie aeree, oggi diventa un bisogno primario, quasi uno stile di vita da inseguire a tutti i costi. E siccome “viaggiatori non si nasce ma si diventa”, oggi assistiamo a un vero e proprio “elogio della strada”.
E ciò significa viaggiare a piedi, in bicicletta, in treno, via mare, in macchina o anche in moto. Ciò che ispira i “viaggiatori di questa generazione 2.0” è la voglia di sperimentare la lentezza sottesa a ogni viaggio. Ogni città, ogni borgo e persino ogni orizzonte, svela un mondo completamente nuovo, in grado di riservare infinite sorprese.
A bordo di un aereo, ancorché superlussuoso, si avrà “solo” la panoramica del cielo e delle nuvole. Certo, in prossimità dell’atterraggio sarà possibile scorgere i colori delle città, l’azzurro del mare e il profilo delle montagne. Ma “viaggiando on the road”, sarà possibile vivere concretamente il viaggio, imparando ad apprezzare anche qualche piccolo inconveniente.
E poi, diciamoci la verità, come restare indifferenti al profumo del grano soffiato dai mulini al vento o della salsedine portata dal vento con il mare in burrasca, mentre si contemplano scenari mozzafiato? L’essenza del viaggio, in fin dei conti, è proprio questa: non è necessario valicare confini e continenti. L’importante è calarsi a 360° nel percorso da fare, ammirare ogni minima sfumatura e liberarsi, in modo definitivo, dalla schiavitù di viaggi intorno al mondo, organizzati non per conoscere culture e tradizioni diverse dalle proprie, ma solo per aggiungere qualche timbro in più sul passaporto.
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