Weekend anticipato: pro e contro della settimana lavorativa ridotta
Il libro “Lavorare meno, lavorare diversamente o non lavorare affatto” di Serge Latouche, professore emerito di Economia all’Università di Paris Sud, è stato pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri. Tralasciando l’opzione – utopica per molti – di non lavorare affatto, le altre due idee stanno guadagnando sempre più spazio nelle aspirazioni di molti lavoratori, trovando concrete applicazioni in nuovi modelli organizzativi. Tra questi, la settimana corta, che in determinate condizioni può soddisfare esigenze diverse.
Un crescente numero di dipendenti desidera avere più tempo per sé e la famiglia. Alessandra, 57 anni, operaia, racconta: «Mio figlio trentenne ha una concezione diversa da noi riguardo l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Anche io ora sento il bisogno di dedicare più tempo ai miei hobby e ai miei genitori anziani. Un modello di lavoro di 4 giorni anziché 5 mi aiuterebbe a bilanciare meglio le mie responsabilità. Fortunatamente, la mia azienda ha adottato questa possibilità». Alessandra lavora per EssilorLuxottica, che ha lanciato un progetto sperimentale coinvolgendo circa mille dipendenti volontari, il 64% dei quali sono donne. Questi lavoratori, mantenendo lo stesso stipendio, possono godere di 20 venerdì liberi all’anno.
Anche altre aziende stanno esplorando alternative simili. Intesa Sanpaolo ha introdotto la settimana corta nel 2023, permettendo a circa 10.000 dipendenti di lavorare 4 giorni da 9 ore, senza variazioni di stipendio. Il Gruppo Lavazza ha invece optato per il “venerdì breve” in alcuni stabilimenti, da maggio a settembre.
La settimana corta rientra in un contesto di cambiamento più ampio, come evidenziato da Mariano Corso, professore alla School of Management del Politecnico di Milano, che osserva come il digitale abbia trasformato la percezione del tempo lavorativo. Oggi, flessibilità e benessere sono priorità per molti lavoratori, e le aziende stanno sperimentando soluzioni per attrarre e mantenere i talenti.
Tuttavia, non tutte le imprese sono adatte a implementare questo modello e rimangono alcune criticità, come il rischio di aumentare la pressione sui lavoratori.